La ragazza Verdeacqua intrisa nel rossosangue

Splatter/scolastico :Q__

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  1. (Giù;BAKA!
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    Altro spezzone per caricare la hina di roba :'D

    Passai la serata sgranocchiando un pacchetto di patatine comprato poco prima nel supermarket vicino casa.
    Incredibile quanto in quel quartiere desolato ci fosse un simile posto aperto ventiquattro ore su ventiquattro. La vecchia padrona lì era l’unica addetta al lavoro: si limitava a stare davanti alla cassa porgendo le vecchie monete e le sporche banconote con un sorriso ebete sul volto, dando a chiunque fosse stato il cliente lo scontrino fresco fresco senza mai aprire bocca.
    Riuscii a trovare inquietante anche quella donna: era rimasto qualcosa di normale nella mia vita?
    Mizuko non la vedevo da ieri sera e non l’avevo vista nemmeno sul ponte o mentre facevo un giretto nelle vicinanze. Dov’era?
    Bah, che mi fregava.
    Improvvisamente mi venne in testa l’immagine della giapponese mentre corrompeva con le mazzette la polizia in cambio del loro silenzio.
    Iniziai a ridere da solo come un’idiota mentre la tv accesa continuava a dare il meteo delle previsioni di domani. Da quand’è che avevo cominciato a pensarla così spesso?
    «Domani forti piogge in arrivo della corre-..»
    La spensi e, affogando la testa nel cuscino del vecchio divano, dimenticai completamente la faccenda dello specchio iniziando ad addentrarmi nei sogni più assurdi che un liceale possa fare.

    Non so se fu una coincidenza o un brutto scherzo del destino ma accadde.
    L’autobus numero 23 a causa di un malfunzionamento del motore fece scendere i suoi passeggeri prima dell’arrivo alla scuola comunale.
    Nonostante fossi l’unico sopra il mezzo mi allontanai come detto dall’autista senza la minima idea di dove potevo essere. Se non fosse stato per la pioggia avrei potuto anche lasciar correre, ma non avevo alcun ombrello e le goccioline fredde sul viso cominciarono a darmi fastidio tanto che iniziai a ripararmi con la giacca sfilandomela di dosso sebbene facesse un freddo cane.
    «Ah!Ma tu sei … »
    Lexie indossava un cappotto rosso e delle lunghe calze nere perfettamente in armonia con i suoi ricci capelli.
    «Lexie! Non mi aspettavo di trovarti qui. » finsi d’essere sorpreso.
    «Ah, ecco.. Facevo acquisti.. »
    Indicò una grande borsa frigo che sembrava urlare “Ehilà! Sono nuova di zecca!”.
    «Capisco.. Così lontano da casa.. »
    «Nel mio quartiere non la vendevano abbastanza grande. »
    Non le chiesi i dettagli evitando di metterla in imbarazzo anche se a dir la verità non me ne fregava proprio nulla.
    «Ah! Sei tutto zuppo. » disse avvicinando l’ombrello rosso anch’esso «Se vuoi possiamo fare un salto a casa mia.. Così ti asciughi.. S-sempre se vuoi. »
    Sorrisi e decisi di approfittare della gentilezza della ragazza.
    Non le chiesi perché stava, in modo molto chiaro, saltando scuola.
    Non è mai stato mio interesse farmi gli affari degli altri ma presto avrei capito tutto.

    «Prego, entra. »
    Ascoltai la ragazza e varcai l’uscio. Ero tutto bagnato, dalle punte dei capelli a quelle dei piedi.
    Tolsi le scarpe invase dall’acqua e mi incamminai verso il bagno lasciando una netta scia d’acqua nerastra su tutto il pavimento. Ancora prima d’entrare mi tolsi la camicia che in quel momento sembrava più un bombo straccio avvolto su sé stesso. Quanto odiavo la pioggia. Senza pensare alle conseguenze aprii quella porta: la porta che avrebbe cambiato nuovamente me stesso. Che male avrebbe potuto fare entrare nel bagno di una ragazza? Avrei pensato a tutto fuorché quello. Una persona normale avrebbe …-
    Già, di nuovo. Chi era normale? Ormai più nessuno.
    Sentii una mano tremarmi flebilmente sulla schiena. Mi voltai: la faccia di Lexie era qualcosa di disumano.
    Non so se avrei dovuto più spaventarmi della sua inquietante espressione o del cadavere di Angie nella vasca da bagno.
    «L’hai… visto? »
    No! Ho gli occhi forati di prosciutti.
    Certo che l’avevo visto.
    La pelle colore della neve, le vene secche, l’odore nauseante e una Angie intatta ancora con gli occhi aperti e ormai spenti giaceva circondata da acqua e ciò che poteva essere una cinquantina di sacchetti pieni zeppi di piccoli cubetti di ghiaccio quasi sciolti del tutto.
    «Ah. È l’ora di cambiarli. » disse lei fingendosi rilassata.
    No, non mi fregava. Con quella ragazza lì, morta da chissà ormai quanto non poteva certo farmela bere.
    La presi per un braccio e lo strinsi con forza quasi volessi dimostrarle tutta la mia disapprovazione e rabbia.
    «Da quanto è qui? »
    Non rispose.
    «DA QUANTO E’ QUI? » urlai.
    Muta come un pesce. Gli angoli sottili della sua bocca non accennavano muoversi.
    Sentivo, la sentivo: ribollirmi nelle vene sentivo quella sensazione di tradimento, quella sensazione di essere stati pugnalati alle spalle.
    «PERCHE’?! » urlai nuovamente «NON ERAVATE AMICHE?! »
    Immobile, una statua. Cazzo! Cazzo! Cazzo!
    Tu che puoi veramente muoverti fallo, dio santo.
    «Perché stai ferma?!» continuai con un tono di voce stridulo e rauco «Almeno.. guardami.. »
    Non so nemmeno a chi realmente stessi rivolgendo quella frase. Alla ragazza scura in piedi davanti a me o a quella pallida come la neve immersa nell’acqua? Probabilmente ad entrambe.
    «Ti ho detto … DI GUARDARMI! »
    La sbattei per terra facendole colpire con forza il lavandino.
    Finalmente la vidi in viso: le pupille impazzita, le sopracciglia che continuavano a contrarsi quasi senza più controllo, le labbra tremolanti.
    Anche lei era un demonio? No.. Non era la stessa espressione di Mizuko.
    Era qualcosa più simile alla disperazione, l’impossibilità di reagire, la paura di andare avanti. Rinchiusi in un passato e in un presente inesistente.
    È come se un uomo si rinchiudesse di propria volontà dentro ad una scatola senza uscita.
    Lexie era in trappola. Facilmente aveva abboccato alla trappola di Mizuko.
    In questo modo non solo sarebbe stata accusata di aver ucciso Angie, ma anche la morte di Patty ricadrà sulle sue spalle e Annabel … Lei lo sapeva.
    “Credo che tu l’abbia sottovalutata.. vedrai di cosa è capace..” le sue parole mi rimbombavano nella mente quasi volessero farla esplodere.
    C’era solo una cosa che non capivo: perché?
    Per quale motivo Lexie avrebbe dovuto ammazzare Angie? Non era la sua cara amica d’infanzia nonché il suo fresco amore? Mentiva?
    La ragazza si nascose il viso con le mani così come poté sebbene queste tremassero.
    «Io … volevo solo averla tutta per me. » singhiozzò.
    «Avremmo dovuto stare assieme per l’eternità. Proprio come le nostre due sorelle maggiori … La mia e quella di Angie.. si amavano. Tuttora si amano. Sono chissà dove assieme a coronare il loro amore riuscendo ad abbandonare pure le loro sorelline. Io.. avrei solo.. avrei solo voluto..» si interruppe.
    Il suo viso si riempì di grossi lacrimoni che le sgorgavano dai sottili occhi iniziando a bagnare anche la gonna sottostante.
    «.. avrei voluto.. Fosse mia. »
     
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