La ragazza Verdeacqua intrisa nel rossosangue

Splatter/scolastico :Q__

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  1. (Giù;BAKA!
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    Hum. Dove c'è giù c'è sangue. :kill:
    Quindi non aspettatevi una cosa romantica e dolciosa anche l'amore spunta ovunque come funghi.
    Questo è il primo spezzone.
    Questo font è orribile con questa skin. Fanculo D:

    "Vuoi morire? “ erano le parole incise sulla lama di quel coltello affilato.
    Le piccole pupille e gli occhi dilatati del mio assassino mi davano un terrore immenso. Le mani fredde e sudate tremavano e nonostante fossi seduta mi sembrava di cadere per terra molteplici volte.
    Avevo davanti una donna color verde acqua …. Tutto di lei dal vestito, agli occhi e persino i capelli. Quel colore era come una gemma accecante in quella stanza buia dove mi aveva rinchiusa.. Sapevo che era la fine. Non capivo molto della situazione.. Non sapevo né per quale motivo meritarmi questo né chi fosse bene quella ragazza.
    «Invidia, Gelosia, Disprezzo… Come faccio a meritarmi tutto ciò?! » ripeteva lei agitando il coltello tagliuzzandomi le ciocche di capelli castani già corti di loro. Detto così sembra quasi che io abbia avuto una grande tenacia e volontà prima di lasciare questo mondo.. In realtà ero talmente spaventata da cogliere qualsiasi minimo dettaglio.. Non posso lamentarmi di come ho vissuto.. Avevo un ragazzo.. Delle amiche fidate.. Una buona famiglia e … anche una discreta popolarità a scuola. Piccole gioie inutili che davano un colore più intenso alla mia gialla e appassita vita. L’unica ragione che rimpiango è quella di non aver conosciuto il motivo per cui io abbia dovuto lasciare questo mondo. Quando nella mia mente girovagavano queste parole .. ormai il petto mi bruciava intensamente e nel stringerlo forte avevo le mani intrise di sangue. La ragazza spettrale non c’era più. Ero io sola. Con un giramento di testa svenni. Le ultime parole che sentii furono «L’emorragia non si ferma…!!»«Presto! Presto! »
    Morta il 13 ottobre del 20xx accoltellata da Ignoto.
    Come qualsiasi normale persona ero veramente spaventato e allo stesso eccitato dall’idea che avrei appena iniziato a frequentare il liceo. I miei si aspettavano buoni risutati scolastici da me ed ero sicuro che non li avrei delusi. Alle medie ero sempre stato uno studente modello, non avrei proprio creduto di trovare motivo per non studiare, anzi non avrei proprio creduto di ritrovarmi a che fare con quella ragazza: la ragazza che mi ha cambiato la vita.
    Detto così può sembrare una cosa molto dolce e romantica, ma non è proprio così.. eppure lei nonostante fosse la persona più strana che avessi visto in vita mia.. è stata l’unica a rapirmi e attrarmi così tanto.

    «Lui è Samih Taslin si trasferisce qui da oggi. »
    Ero troppo teso per dire qualcosa cosi mi avviai direttamente verso il banco che mi era stato assegnato. La ragazza seduta mi sorrise e mi porse la mano, aveva i capelli rossicci tendenti al castano lunghi che le ricadevano sulle spalle strette e ricurve. Con quegli occhioni color nocciola faceva proprio tenerezza.. ma a primo impatto mi sbagliavo.
    «Sono Angie Sanchez, piacere.»
    « Samih Taslin, va bene anche Sam.»
    Mi porse la mano e la strinsi con piacere: era davvero carina.
    Ero circondato da mille mila sguardi di adolescenti accanite. Beh, doveva essere normale. In quella classe vi era solo un altro ragazzo che non era nemmeno il massimo della bellezza. Sin da quando ero entrato era rimasto a fissare il libro dalla copertina in cuoio che teneva fra le mani e non aveva alzato nemmeno una volta lo sguardo per dare un occhiata. I suoi occhi neri puntati verso le piccole parole che leggeva attraverso le spesse lenti degli occhiali. Se non sbaglio doveva chiamarsi Elliot, i professori mi avevano accennato che la classe aveva solo un maschio contro le quindici ragazze. Non mi sorpresi molto degli urletti di gioia e delle rapide occhiate che continuavano a lanciarmi: dopottutto un ragazzo occhi d’un verde intenso, carnagione abbronzata e capelli neri leggermente arruffati non lo vedi tutti i giorni! Tanto meno non ti capita in classe. Ero abbastanza convinto da me di essere un, se così si può dire, bel ragazzo. Alcune delle femmine cominciarono ad alzarsi e a venire al mio banco.
    «Hey è vero che sei straniero? »
    «Si, i miei genitori sono arabi. »
    Altri gridolini si fecero avanti. Non li badai e mi alzai in direzione del tipo che sembrava ancora non volermi nemmeno guardare.
    Non sapevo che dirgli.
    « Hey.»
    Nessuna risposta.
    «Ohi parlo con te. »
    Ancora nulla.
    « Elliot! Parlo con te!»
    Gli presi il libro da sotto il naso e fu allora che si mosse.
    « Stronzo!» mi urlò.
    Detto questo si riprese il libro e rinizio a leggere.
    «Scusa sai! Non mi rispondi nemmeno. »
    Ci mise un po’ per parlare ma finalmente si degnò di aprir bocca.
    «Sto leggendo un libro interessante e TU lo sei di meno. Seconda cosa non cercare di fare amicizia con me perché non concluderai nulla. Terzo il mio cognome è Clark usa quello. »
    Non gli dissi niente e tornai al posto come se nulla fosse.
    Alcune ragazze sottovoce mi sussurrarono «Lascialo in pace, è un tipo strano.. » «Un’asociale coi fiocchi. »
    Una bella bionda dalle gambe provocanti “nascoste”, o così si fa per dire talmente corta era, dalla gonna dell’uniforme mi si avvicinò.
    «Non badare ad Elliot è fatto così. » sorrise lei.
    «Io sono Bridgette, spero ti troverai bene nella nostra classe» disse appoggiando la mano sul mio banco sfoggiando le brillanti unghie finte tacchettandole a ritmo sul quaderno.
    Non feci tempo a rispondere che la professoressa la richiamò «Bridgette torna al tuo posto! Iniziamo la lezione. Non vorrai già provarci con Taslin, eh? »
    Alcune ragazze risero mentre la donna fece cenno di chiudere la porta.
    Passarono pochi secondi quando quella si aprì di nuovo: fu la prima volta che la vidi.
    La bellissima ragazza che stravolse la mia esistenza.
    Una bambola dai lunghi capelli stupendi, mai visto un colore del genere, un celeste tendente al verde. Gli occhi dello stesso colore, molto grandi per essere una giapponese, le ciglia lunghe e folte. Persino Elliot che fino a due minuti prima sembrava non voler alzare il capo dal suo appassionante libro era lì a fissarla. Ci misi un po’ per vedere che aveva già qualcosa di strano: la sua uniforme era bagnata, non indossava le calze… ed era a piedi nudi!
    «Ti sei alzata tardi, Mizuko? » disse la professoressa fingendo un sorriso.
    «No. » rispose seccata lei.
    «Oh signore. Perché sei scalza? »
    «Mentre andavo a scuola un bambino era finito nel fiume cercando di prendere la palla che gli era caduta. »
    Oh mio dio. E mi state dicendo che questa ragazza si è tuffata per salvare un bimbo che stava annegando?
    La prof. non sembrò per nulla scossa. Tutto ciò è normale?!
    «Bene ora siediti. »
    Lei effettivamente si sedette.. ma sopra il banco e per giunta proprio dietro al mio!
    Inzio a dondolare le gambe e a un certo punto le appoggiò sopra la mia sedia.
    Finsi di non essere infastidito ma quando mi ritrovai un suo piede comodamente sulla mia spalla.
    «Ehi! Per che mi hai scambiato per un …- »
    Non feci in tempo a finire la frase che rispose «La tua spalla è così soffice e comoda! »
    Ma che ha questa?! Mi guardai in giro. Nessuno sembrava dar peso al suo comportamento.
    «Ascolta, puoi mettere giu il tuo..- »
    Mi interruppe di nuovo «Si si.. ho capito. » disse in modo seccato.
    Dopodichè nessuno mi disse nulla, né tantomeno lei.
    Ci parlai di nuovo in mensa, sempre per caso. Ancora a piedi nudi stava prendendo il pane dal cestino utilizzando l’alluce e l’indice.
    «Hey! Ma ti sembra il caso? Voglio dire hai camminato scalza tutto il giorno e ora afferri il cibo così come se niente fosse?»
    «Tanto questo panino lo mangio io. » disse addentandone un gran boccone strappandolo voracemente come se fosse un’animale.
    «Contenta te.. »
    Ci fu un momento di silenzio imbarazzante.. ma poi attaccò lei bottone.
    «Hmm…. Tih cghiami Samih fhero? »
    «Non parlare con la bocca piena! » le dissi «Comunque… si perché? »
    Sorride in modo malizioso e provocante. Quell’espressione mi fece trasalire. Quei due occhi verdeacqua mi fissavano come se fossi diventato la cosa di maggior attenzione nella grande e chiassosa aula straboccante di gente.
    «Hmmm… Interessante. Veramente interessante. Significa “Perdonatore”, lo sai? Vuol dire che qualsiasi cosa farò… mi perdonarai?»
    In quel momento non avrei avuto ragione per capire ciò che quella curiosa ragazza mi stava dicendo, ma sapevo che mi stava avvertendo. Non ero uno sciocco ma non potevo sapere a cosa sarei andato incontro.
    «Che vuoi dire? »
    Mi sorprese con un sorriso fresco e sincero, si atteggiava in un modo tutto diverso da prima.
    «Nulla Nulla, ignora ciò che ho detto! E’ proprio un bel nome! »
    Mi prese le mani e continuò «Penso sarà divertente.. »
    Si avvicinò ancora e mi sussurrò nell’orecchio «… sarà un bel gioco. »
    Per riparlare di questa storia ci volle un bel po’.. mi impaurì molto con questa sua frase, ma insomma che avremmo potuto fare di così tanto bello? Lasciai perdere i pensieri sconci che mi frullavano in testa.
    Mizuko, o almeno così mi sembrava che si chiamasse, era veramente ciò che la gente definisce strana. Ben presto mi accorsi che la gente non le diceva mai una parola non per acconsentire ai suoi capricci ma semplicemente per ignorarla. Anche in classe nessuno mai osava fiatare e rimaneva sola sul suo banco. Ero l’unico che ancora la badava. Spesso mi dicevano «E’ meglio se la eviti.. » «E’ solo un’ animale.. »..
    Però io non potevo fare a meno di essere incuriosito da lei: era bellissima, cosa aveva di diverso dagli altri? Perché si comportava così? Sinceramente dopo tutto quel che è successo avrei sicuramente preferito non saperlo… ma al momento ero fin troppo interessato da lei. Una classe veramente bizzarra avevo avuto modo di conoscere solo quattro dei miei futuri compagni di classe e già c’era una puttana bionda, un secchione, un’animale azzurro e … una ragazza carina carina?
    Angie era così normale rispetto agli altri tre.. Mi sbagliavo anche allora, nemmeno lei lo era e l’avrei scoperto presto.

    Era una mattina come le altre camminai verso la fermata dell’autobus sul ponte. Non abitavo in centro città, dove si trovava la scuola quindi ogni mattina mi toccava prendere il bus e farmi trenta minuti seduto su una qualsiasi vecchia sedia cigolante del mezzo. Mi piaceva un sacco quel posto.. così silenzioso.. la panchina sebbene arrugginita era un posto di relax assoluto. Non c’era una sola macchina. Mi pareva di essere quasi isolato dal resto del mondo. Sotto ogni tanto passavano dei treni su alcune rotaie che avrebbero dovuto sottoporre a qualche manutenzione.. Non mi sarei sorpreso di certo se avvenisse qualche incidente. La tabella degli orari ingiallita, il palo a cui era affisso un solo numero di autobus: il numero 23. Ce n’era uno ogni due ore, se l’avessi perso sicuramente non sarei potuto arrivare a scuola quindi arrivavo in fermata sempre circa venti minuti in anticipo per godermi anche il fresco venticello mattutino che arrivava dritto dritto in viso.. Quella mattina però non ero solo.
    Mizuko stava camminando pericolosamente come se niente fosse sul bordo del ponte, proprio davanti a me. Non so cosa stesse cercando di fare ma avevo una indubbia paura che lei precipitasse.
    Mi alzai di scatto dalla mia panchina, sembrava proprio che non mi avesse visto e mi avvicinai.
    «Ah! Sam! Buongiorno!» disse lei scendendo dal muretto.
    «Ehi! E’ pericoloso sai! Non è un buon modo per morire gironzolare qua su.»
    Mi si avvicino di scatto prendendomi per il colletto e sussurrò«Tu dici?»
    A volte quella ragazza era davvero spaventosa.
    Ripresi «Tu… Abiti da queste parti?»
    Lei annuì «Sì! Nella via laggiù sulla destra» disse indicando la strada davanti a noi.
    «Anche io.. qui vicino.»
    Non me la sentivo di dirle dove abitavo.
    «Aspetta un attimo! Ma se abiti anche tu nella zona… non dovresti prendere anche tu questo bus? O ti accompagnano i tuoi?»
    «Non vivo con i miei.» disse sorridendo «Prendo l’autobus qua.»
    Impossibile, l’avrei già vista.
    «Prendo quello delle 5:21.»
    «… Capisco…» Un momento… le cinque del mattino?! «No aspetta.. cosa?!»
    «Hai capito bene!» si avvicinò «Io prendo quell’autobus.»
    Questa ragazza diventava sempre più inquietante.
    «Ma se arrivi sempre in ritardo..» la guardai e voltai il capo «Mah, non importa. Perché sei qui? L’hai perso?»
    Lei scosse la testa.
    «Beh.. Allora aspettiamolo assieme. » dissi.
    «Non passerà.»
    «Cosa? Che dici.»
    Mi strattonò per la camicia e urlò «HO DETTO CHE OGGI… Non passerà.»
    I suoi occhi stupendi quanto agghiaccianti mi fissavano. Le pupille tremavano.
    Persi l’equilibrio. Perché quel muretto sembrava così basso in quel momento? Scivolai.
     
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  2. hina`6918
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    ora devo andare via, ma appena torno me la leggo e te la commento,..
     
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    *dopo averla letta ieri torna*
    Molto bella *w* Solo non capisco una cosa.. all'inizio si parla di una ragazza uccisa da Mizuko e dopo si parla di Samih quindi la domanda sorge spontanea: sono la stessa persona e ti sei sbagliata nel sesso della prima oppure sono persone differenti? Per il resto la ff è di una figaggine assurda **
     
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  4. (Giù;BAKA!
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    CITAZIONE (hina`6918 @ 17/7/2011, 11:50) 
    ora devo andare via, ma appena torno me la leggo e te la commento,..

    sarà bene u.u


    CITAZIONE (CaliMaru~ @ 17/7/2011, 14:15) 
    *dopo averla letta ieri torna*
    Molto bella *w* Solo non capisco una cosa.. all'inizio si parla di una ragazza uccisa da Mizuko e dopo si parla di Samih quindi la domanda sorge spontanea: sono la stessa persona e ti sei sbagliata nel sesso della prima oppure sono persone differenti? Per il resto la ff è di una figaggine assurda **

    La persona uccisa e Samih sono differenti. :sese:
    Volevo far vedere subito quanto Mizuko potesse essere spaventosa anche se effettivamente quella scena avviene dopo gli eventi narrati fin ora da Samih ma credò si capirà più avanti D:
    Nel pomeriggio posto un secondo spezzone (anche ne ho già pronti un bel po' ma vi voglio dar tregua xD)
     
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  5. hina`6918
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    CITAZIONE
    Nel pomeriggio posto un secondo spezzone (anche ne ho già pronti un bel po' ma vi voglio dar tregua xD)

    grazie **
    ora leggo.... forse XD
     
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  6. hina`6918
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    ok, dopo aver finito di leggere, posso solo dire che, Giù, il tuo modo di scrivere è sempre fantastico e sei riuscita a migliorarti veramente tanto!
    Mizuko sembra una di quei personaggi che la sottoscritta tanto ama e la storia è decisamente interessante.
    aspetto il seguito è_é
     
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  7. (Giù;BAKA!
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    Uwah, grazie hi. Era da molto che volevo riprendere a scrivere qualcosa del genere e tornando ad ascoltare Rolling Girl mi è tornata la voglia di farlo. (non chiedermi perchè D:)

    Caddi. Si ma non giù dal ponte, per terra, fortunatamente.
    «La fortuna è dalla tua parte, Perdonatore. »
    Mi vennero i brividi. Una frase del genere detta a pochi centimetri dal viso faceva un certo effetto.
    «Hem.. Ti alzi ora? » disse lei imbarazzata.
    «Ah. »
    Dopotutto, nonostante fosse strana, era pur sempre una ragazza.
    Mi alzai e mi rimisi a posto la camicia in disordine.
    «Il bottone. » disse lei.
    «Cosa? »
    «Il bottone.. si è strappato. »
    «Ah. »
    «Ohi! Non stare la a dire “Ah.”. Se vuoi passiamo per casa mia e te lo cucio. »
    Guardai il bottone nero come le converse che indossavo al momento e il filo strappato ancora sulla camicia.
    «Ma guarda non importa.. »
    «Si che importa! Non sai cucire e poi abiti da sol..- »
    La guardai male, molto male. Come faceva a saperlo lo ignoro anche adesso.. però mi fece veramente paura.
    Mi arresi «Va bene. Cucimela. »
    Sorrise come una bambina e disse «Seguimi. »
    «Ma.. non dovremmo andare a scuola? »
    Si voltò e senza guardarmi ripeté «Oggi… non passerà.
    Scossi la testa, altro che ragazza, altro che animale: era proprio una bimba capricciosa.
    Anche se devo ammettere che riusciva lo stesso a incutermi un’agitazione assurda.

    Mentre percorrevamo la lunga strada isolata che mi avrebbe portato a casa sua fantasticai su come poteva essere effettivamente la casa di questa bestia; qualcosa di trasandato? Come i piatti sporchi accatastati sul tavolo, i libri per terra e le riviste strappate? Oppure degli interni rosa e gli scaffali pieni di bambole e peluche? Non so perché ma Mizuko mi dava solo l’idea di abitare in un posto del genere.
    Ci fermammo a metà della via: un piccolo animale giaceva in mezzo alla strada.
    Sapevo che lei lo avrebbe notato, da animale ad animale ci si intende no?
    Ci scherzai su ma la ragazza sembrò veramente intenzionata a preoccuparsi per lui.
    Nonostante non passasse mai una sola macchina se non il vecchio autobus perché era lì?
    «E’ferito, non è ancora morto. » disse lei molto seria.
    «Chiamiamo un veterinario. »
    «Idiota non farà mai in tempo. »
    «Ohi idiota a ..- »
    Non feci in tempo a finire che lei prese il gattino in braccio.
    Era stupenda, i capelli lunghi accarezzati dal vento, quegli occhi dal colore inverosimile.. e quella creaturina piccola e grigia che faceva tenerezza. Non le dissi mai cosa in realtà pensai in quel momento. Un demonio, sembrava un demonio, con in mano la sua piccola vittima il cui sangue le colava già sui polsi.
    «Che hai intenzione di fare? »
    «Lo porterò a casa, ovviamente » rispose tranquilla.
    La camicia, il gatto o lei stessa? Chi avrebbe avuto bisogno di più di una risistemata?

    «Accomodati. » disse facendo cenno di entrare.
    «Ah. »
    «Che c’è? »
    «Nulla. »
    Una casa normale. Sembrava veramente una casa normale. Le pareti bianche, il tavolino spoglio con solo il giornale di oggi poggiato sopra, gli scaffali pieni di libri accuratamente ordinati..
    Tirai un sospiro di sollievo mentre mi sedetti sul nero divano.
    «Prima mi occupo del gatto poi penso a te, ok? »
    «O-ok.. »
    Avrei proprio voluto assistere alle sue famigerate cure per il micio ma alla fine pensai che era meglio così.
    Non c’era proprio nulla di strano in quell’appartamento, anche camera sua era perfettamente in ordine.
    Le lenzuola bianche rifinite e decorate qua e là da qualche fiorellino blu. Ok, non potei fare a meno di fantasticare su qualcosa di sconcio per qualche istante ma dopotutto era normale, la ragazza più bella della classe, un autentico animale. Eppure a prima vista era così carina.. un vero spreco.
    «Ehi! Saaaaam! » arrivò lei sorridendo.
    «Che c’è? »
    Avvicinò la sua mano alla mia fronte e accarezzò i mossi capelli scuri che mi cadevano sulla fronte fissandomi da vicino.
    Cambiò espressione, di nuovo quel sorrisetto malizioso.
    «Certo che hai proprio due begli occhi.» si mise una mano sulle labbra «Di certo non sono sprecati su di te, caro il mio “Perdonatore”. »
    La allontanai di colpo, quasi come fosse una reazione di riflesso.
    «Ah, scusa. »
    Arricciò le sopracciglia ma non spense il suo sorriso ormai ebete sul viso.
    «No, non è nulla. » rispose «Ti ho spaventato? » domandò ridendo.
    Non feci in tempo a risponderle che mi mostrò la mano.
    «Com’è? E’ bello? »
    Non lo notai subito, ci misi del tempo a capire che si riferiva al suo smalto.
    «E’ nero, come i tuoi capelli! Come sto?»
    «Bene. Benissimo. »
    Non è vero. Sembrava ancora più il demonio così, ma ovviamente non glielo dissi.
    «Nero.. Nero… Ora che ci penso! Devo ancora cucire quel bottone nero alla camicia! »
    «Ah.. si. » dissi senza alcun entusiasmo.
    «Toglitela. »
    «Eh? »
    «Toglitela, ho detto la camicia. »
    «Ah.. »
    Aspettai un po’ ma lei continuò ancora prima di potermi muovere.
    «Ho detto TOGLITELA!» urlò.
    Di nuovo la stessa sensazione di un attimo fa, paura.
    Iniziai a togliermela in tutta fretta strattonando i bottoni rimasti. Un po’ mi vergognavo.. no anzi.. di che avrei dovuto vergognarmi? Ero solo un po’ in imbarazzo.
    «Tieni. »
    Le diedi tra le mani la camicia bianca, tutta appallottolata su sé stessa.
    Non stava curando molto la camicia, mi fissava, mi stava fissando.
    Mi schiarii la voce «Beh? Non la cuci? ».
    Mi fissò ancora una volta. Riuscii a malapena a sentire qualcosa uscire qualcosa dalla sua bocca.
    «Cosa? » dissi.
    «U-uao.. »
    «Eh? »
    «Uao. Ho detto U-A-O! Ti è chiaro testa di rapa?! »
    «Beh.. detto così è un po’ strano.. Ehi! E poi a chi hai dato della testa di rapa?!»
    Ero chiaramente in imbarazzo assoluto. Se ci penso avrei potuto essere il “figo ragazzo straniero palestrato” se solo non avessi fatto amicizia con lei e non avessi allontanato così le altre persone da me.

    Quella sera non riuscii a dormire. Non so se fosse per l’essere stato a casa di Mizuko o piuttosto ciò che mi aveva offerto per pranzo. Non chiusi occhio. Continuai a rotolarmi sul letto per minuti e forse ore intere.
    Feci un sogno: nel sogno c’era una ragazza di classe nostra.. mi pareva che il suo nome fosse Patty… Patty Roberson.. capelli corti a caschetto, il cerchietto in testa. Il sogno mi sembrò così realistico che quando mi svegliai pensai quasi di essere veramente già andato a scuola. La cosa più traumatizzante era che sognavo di ucciderla, sì, strangolandola con le mie mani. Sconcertante, ci avevo parlato si e no due volte. Curioso il fatto che era sempre lei a dirmi quanto dovessi fare attenzione nel diventare amico della giapponese e che era solo una sbandata. Pensai sicuramente di essere rimasto troppo suggestionato da Mizuko.

    Riuscii a riprendermi solo quando vidi il bel viso di Angie sorridermi.
    Si sedette di nuovo nel banco vicino a me.
    «Hei! Buongiorno! Tutto bene? Ieri non sei venuto.. »disse con un tono preoccupato.
    «Ah. Sì tutto bene! Ho solo perso l’autobus.. »
    «Hmm.. vieni a scuola in autobus? Non potevi farti portare dai tuoi? »
    «I miei non sono qui. Solo io sono venuto in america.. »
    «Eh? Sei qui da solo.. e i tuoi sono all’estero? Dio mio, hai un culo! »
    Sobbalzai un attimo.. Poi mi ricomposi. Beh, anche Angie era una ragazza come le altre dopotutto perché avrei dovuto sorprendermi per una o due parole. Forse ero io quello abituato a fare il santone, dissi fra me e me.
    «Beh. Allora… Sei diventato suo amico? »
    «Amico di chi scusa? »
    «Parlo di Mizuko ovviamente » disse seria «Quella poveretta è così sbandata che non ne ha nemmeno uno. Chissà come passa tutte le sue giornate! Chiusa in casa a fare la schiavetta dei suoi genitori. Anzi, mi chiedo quanto anche loro siano disperati! » concluse ridendo.
    «Eh si. Mi chiedo ancora come possa venire a scuola. » aggiunse Patty.
    Patty Roberson, la ragazza del mio sogno, amica di Angie. C’erano due ragazze che principalmente ronzavano attorno ad Angie: Patty e Lexie.
    Lexie non aprì bocca. Nonostante il suo aspetto, capelli scuri, occhi scuri, pelle scura, le spalle larghe e il viso ricoperto di trucco, non sembrava così acida. Tendeva starsene zitta mentre Patty e Angie partivano con i loro monologhi su Mizuko.
    Ora mi chiedo forse se quel sogno abbia avuto veramente un significato.

    Ci misi un po’ per controbattere. Lexie mi fissava come se stesse aspettando turbata la mia risposta.
    «Lei è mia amica. »
    Ci fu un’agghiacciante silenzio.
    Perché risposi così? Il giorno precedente l’avevo passato solamente a pensare nel mio cervello quanto Mizuko sia effettivamente un mostro. Perché? Simpatizzavo forse per quella ragazza?
    «Ahaha! Questa è buona. » rise Angie.
    «Sono serio. »ribattei nuovamente.
    La stavo difendendo ancora… perché?
    «Oh mio dio! » esclamò Patty «Ora non c’è solo un mostro. Ora ce ne sono due? Peccato.. eri anche carino..»
    Ok, definitivamente. Patty mi stava sul cazzo.
    «Come puoi? Come puoi difendere quella sgualdrina! Hai idea di come sia straziante sopportarla tutti i giorni? » continuò lei «Angie, dillo anche tu. »
    «Già, quella troia. »rispose.

    Qui finì la prima cotta dell’anno. Angie la dolce ragazzina del primo giorno di scuola, era sparita. Quegli occhioni color nocciola parevano solo degli spicchi di arancia schiacciati.
    «Qui la puttana sei solo tu. » le urlai «Penso che sopportare voi per lei sia dieci volte più difficile! »
    «EH? Che hai detto?! » urlò la ragazza incazzata «Io? Sono una puttana?! »
    «Si, una grande e grandissima troia! State lì tutto il giorno a pigliare per il culo quella ragazza perché non avete niente di meglio da fare? Nessun ragazzo vi fila?! »
    Perché?
    «Ripetilo, stronzo. »
    Perché?
    « Lo ripeterò tutte le volte che vuoi fino a farti diventar sorda!»
    Perché la stavo ancora difendendo?
    «Vai Angie! Fatti valere! » la incitava Patty prendendosi le giuste distanze.
    Sapevo come sarebbe finita, nonostante tutto continuai, continuai, continuai..
    «Basta Angie… Smettila.. » cercò così Lexie di calmarla.
    Non la calmò, anzi.
    «Ehi troia! Anche tu? La difendi? »
    Angie diede un pugno a Lexie con forza sul naso.
    Uno spettacolo a dir poco orribile. Quella ragazza così carina sferrare un colpo con tale violenza a una cara amica? Dove siamo finiti. Pensai veramente di essere all’inferno. In confronto a quello Mizuko mi faceva molta mena paura. Le ragazze sono davvero terrificanti.
    Intervenne un professore. Dopodiché lasciai la classe alla ricerca di quella bambola giapponese.
    Non sarebbe stata chissà che impresa trovarla: attirare l’attenzione era una delle cose che meglio le riusciva.
    Difatti non fu difficile. Un armadietto che piange non si trova tutti i giorni.
    «Avanti, Mizuko. Esci di lì. » dissi.
    Continuava a piangere senza il minimo accenno di voler smettere.
    «Forza. Ti ho vista che stavi origliando. Esci. » ripetei.
    «N-non… Voglio.. »
    «Si che vuoi. Non vorrai passare lì dentro la tua vita. »
    «S-Sicu-Sicuramente qui dentro… Darei meno fastidio a tutti quanti.. »
    In questo momento sembrava proprio una ragazza come tutte le altre.. se solo non si fosse nascosta in un armadietto.
    Era così tenera. Stava male per le parole dette da quelle baldracche. Conclusi che, anche se Mizuko si comportava in questo modo lei lo sapeva, sapeva che in questo modo avrebbe allontanato le altre persone.. eppure lei voleva solo essere sé stessa.
    «Mizuko, io ti capisco. Perciò esci di lì. »
    Smise di piangere improvvisamente e cambiò il tono di voce.
    «Sei sicuro di capire? » si fermò «Il mio dolore. Le mie sofferenze. Le senti? »
    «Le sento. »
    «Bugiardo. »
    Sgattaiolò fuori dall’armadietto con i capelli che le coprivano il viso.
    Avvicinò il suo volto ancora avvolto dal manto celeste e a due centimetri dal mio naso mi sussurrò «Vuoi davvero? »
    Rimasi in silenzio.
    Lei ripetè.
    «Vuoi davvero conoscere tutto ciò che porto dentro? »
    «Sì. » riposi senza pensarci due volte.
    «H-Oh? Sei proprio sicuro? »
    «Sicurissimo. »
    Si mise a ridere in modo folle e sconcertante. Finalmente potei vedere gli occhi arrossati e le guance ancora umide. Sembrava impazzita, come se avesse perso qualsiasi controllo su sé stessa. A pensarci bene non sembrava, lo era. Avevo protetto questo demonio. A che scopo? Perché?
    Si avvicinò di nuovo in modo furtivo, questa volta al mio orecchio.
    «Riuscirai a perdonare te stesso per aver fatto una scelta così sciocca? Chi lo sa, caro il mio “Perdonatore”.»
    Non capii. In realtà non solo questo, non capii totalmente il discorso. Le sue domande, le mie risposte: volevo solo che quegli attimi terrificanti passassero. Avrei detto qualsiasi cosa per andarmene di lì il più velocemente possibile.
    Poi un altro istante che per me durò un secolo. Dalla sua sottile bocca fece capolino una vorace lingua affamata che in breve tempo assaggiò completamente il mio orecchio sinistro dove poco fa aveva pronunciato la sua ultima frase. Rimasi intontito. Lì imbambolato.
    «Squisito. » disse.
    Quella fu la seconda notte in cui non chiusi occhio.
     
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  8. hina`6918
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    ok. non so cosa dire. voglio solo la prossima parte!!!
    aspetto con impazienza *3*
     
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  9. (Giù;BAKA!
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    CITAZIONE (hina`6918 @ 17/7/2011, 22:33) 
    ok. non so cosa dire. voglio solo la prossima parte!!!
    aspetto con impazienza *3*

    ti lascio un'attimo di tregua xD La posterò domani. :zizi:
     
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  10. (Giù;BAKA!
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    Uhm, sono stata via oggi. Posto ora O:


    Da quel giorno la mia angioletta non si fece più viva per un po’. Credevo fosse per la sospensione ma Lexie un giorno mi disse che Angie non stava nemmeno molto bene di salute. La ragazza scura dopotutto sembrava veramente essere una brava persona.. Nonostante le avesse tirato un pugno in piena faccia, ancora visibile, lei era molto preoccupata per Angie.
    «Ci conosciamo dalle medie.»disse «Quando Angie e io eravamo ancora intrappolate in brutti circoli..»
    Brutti circoli? Erano due drogate? Oh signore. Che altro avrei potuto sentire ancora?
    Lei si fermò un attimo aspettando una mia risposta ma poi riprese da sola «Se ti va posso dirti tutto..».
    Si avvicinò a me «Vieni da me dopo scuola.»
    Accettai senza troppi problemi. Volevo sapere. Un giorno questa mia curiosità mi avrebbe incastrato di sicuro lo sapevo già allora.
    Concluse le lezioni presi assieme a lei uno dei tanti autobus che si fermavano davanti a scuola: era il 56.
    Rispetto al solito mezzo sgangherato che prendevo sembrava nuovissimo e sciccoso. Fra centro città e periferia sembrava esserci così tanta discriminazione..
    Io e Lexie scendemmo a soli dieci minuti di viaggio. Era un bel quartiere: non isolato ma nemmeno intasato dal pesante traffico che circondava alcune zone.
    Il suo appartamento si trovava in un grazioso gruppo di case color glicine accatastate l’una all’altra. Di un grattacielo nemmeno l’ombra.
    «Entra.» disse lei rapida «Se ti vedono sarà un bel guaio.»
    Abitava da sola. Le stanze erano talmente banali che descriverle sarebbe stato inutile quanto quella casa fosse così normale. Solo io mi immaginavo chissà cosa prima di far visita a qualcuno?
    «Siediti.» mi invitò lei «Qui c’è del tè, bevine pure quanto ne vuoi.»
    Sorseggiai un po’ di quell’acqua bollente insapore e me ne stetti in silenzio.
    «Allora.. Il motivo per cui sei qui..»disse «E’ perché volevo scusarmi con te per il comportamento di Angie.»
    Appoggiai la tazza sul tavolino. «Di cosa? È lei a doversi scusare.»
    Non sembrò volermi ascoltare e continuò a parlare per conto suo.
    «Devi sapere che Angie fino a qualche anno fa non era la dolce e tenera ragazzina che fino a pochi giorni fa sembrava essere.»
    Beh! Fin qui tutti ci sarebbero arrivati. Ormai era intuibile che anche quella ragazza avesse qualche effettivo problemino.
    «Angie era il capo di una gang di teppiste chiamata “Hoping”. Prima di lei era sua sorella maggiore a guidarla, ma dopo averla lasciata Angie diventò un punto di riferimento per tutte le ragazze della banda. Si limitava a sfogare tutti i suoi problemi in risse ed era così violenta che a volte perdeva il controllo ferendo anche le sue compagne. Alcool e droga erano all’ordine del giorno: fu in quel periodo che la conobbi.»
    Non so se ero più spaventato del fatto che quella ragazza era un ex-capo di un organizzazione di pazze drogate o per il fatto che quella ragazza fino a cinque giorni prima mi piaceva.
    «Io stessa facevo parte di una gang. Io e lei arrivavamo spesso a scontrarci. Avevamo più o meno gli stessi interessi e coprivamo la stessa zona. Però..»
    Non riuscii più ad ascoltare il discorso. Era veramente troppo assurdo e inverosimile. Due ragazze teppiste di due fazioni differenti che iniziano a frequentarsi e diventare due brave scolarette nascondendo a tutti il loro turbolento passato?
    «Beh.. Allora.. Perché lo stai raccontando a me?» risposi.
    Ci fu un attimo di silenzio.
    «Io… Pensavo avresti potuto capire!» disse lei «Difendi Mizuko e poi rimani sconvolto per una storia simile?»
    Era vero. Non sapevo più chi delle tre fosse la più normale.
    «Ti piace Angie?»
    Non so perché. Chiedetelo ai santi, ma feci proprio quella domanda.
    Bingo. Ci fu di nuovo un imbarazzate silenzio. Il suo viso, nonostante la carnagione scura era rosso come non so e continuava a stropicciare l’orlo della gonna tentando di rispondere.
    «N-non glielo dire però!»
    Fu la cosa più imbarazzante che avessi mai sentito. Non mi sorpresi per il fatto che entrambe erano due donne, ormai ero preparato a discorsi ben più strani.
    Tornai a casa stanchissimo quasi avessi fatto una sessantina di chilometri correndo. Beh si, sessanta chilometri li avrò pure fatti, ma in taxi. Sarebbe stato lunghissimo aspettare il mio solito autobus quindi decisi che, nonostante lo svuotamento improvviso del mio portafogli, ebbi preso la soluzione più giusta.

    Incontrai Mizuko passeggiare di nuovo sul muretto del ponte.
    La salutai e anche lei mi fece cenno con la testa.
    Si accovacciò su sé stessa e iniziò a fissare le vecchie rotaie sottostanti.
    «Lo sapevi? Una volta qua sotto scorreva un grande fiume.» disse triste.
    «Dev’essere passato un sacco di tempo da allora» risposi «Abitavi già qui?»
    «No.» continuò «Mi sono trasferita qui da poco.»
    Calò in silenzio. Le ciocche di capelli fluenti le dondolavano sulle spalle e lo sguardo ancora cadente.
    «Sam, sai cosa significa Mizuko?»
    Scossi la testa. Sarebbe stato ancora più inquietante se mi fossi messo a fare delle ricerche sul suo nome.
    «Significa “Figlia dell’acqua”.»
    «Curioso come nome.»
    «L’ha scelto mia madre guardando i miei occhi appena nata.»
    «Bugiarda.»
    Avevo risposto “Bugiarda”? Sembrava come se riuscissi a capire tutto di lei in quel momento.
    Purtroppo durò solo un istante. In un istante tutte le emozioni della ragazza mi invasero. Pochi secondi più tardi le dimenticai.
    Lei sorrise con le sopracciglia aggrottate, un’espressione che aveva del malinconico e sadico allo stesso tempo.
    «Hai ragione.» disse solo questo.
    Riprese poi il discorso «Non ricordo nemmeno quale fu il nome che mi diede alla nascita. L’ho cambiato così tante volte..»
    Non è vero. Lei lo sapeva, ma mentiva.
    «Dov’è ora tua madre? In giappone?»
    Sapevo che era morta. Lo sentivo.
    «Non c’è più.» rispose con ancora un falso sorriso sulle labbra.
    Finsi di sentirmi dispiaciuto e le chiesi ancora «Sei figlia unica?»
    «Avevo tre sorelle maggiori.» mi disse col solito tono calmo e tranquillo.
    «Avevi? »
    Si voltò di scatto restando seduta sulla muretta, prendendomi per una spalla avvicinando solo il viso.
    Sorrise in un modo pazzesco, assottigliando gli occhi. Paura.
    «Le ho uccise io.»
    Mi sentii morire dentro. Una sensazione al di là di un semplice spavento: terrore, pura follia.
    Avrei voluto scappare se non fosse per l’espressione di Mizuko che cambiò velocemente.
    «Scherzavo.» disse ridendo «Dovresti vedere che faccia hai fatto! Ahaha.»
    Piano piano le sue parole diventavano sempre più chiare. Sarei riuscito a perdonare me stesso per essermi avvicinato così tanto alla giapponese? Cominciai a tremare.

    Lei riprese facendo finta di nulla «Quando me ne andrò lo farò seguendo il corso di questo fiume. Arriverò al mare. »
    «E che faresti al mare scusa? »
    In realtà non volevo affatto saperlo.
    «Ritornerò da dove sono venuta. »
    Non capii. Come potevo d’altronde? Qualche mese più tardi mi sarebbe tutto stato chiaro.
    Ora mi chiedo come sia effettivamente riuscito a sopravvivere interi mesi con quel mostro.
    Mi prese il braccio e se lo strinse al petto «Ehi, Saaam! Che ne dici? » disse indicando le rotaie.
    Oddio. Che aveva in testa ora?
    «Domani ti va di andare al mare? » disse.
    «Abbiamo scuola.. »
    «Seguiremo le rotaie.. » continuò lei «Sarà divertente! »
    «Abbiamo scuola. » ripetei.
    Non mi andava di morire lì. Me lo sentivo se in quel momento avessi deciso di accompagnarla sarebbe stato un viaggio senza ritorno. Due giovani liceali morti investiti in curva da un treno mentre passeggiavano incauti su delle rotaie vecchie e in disuso? Già me lo immaginavo.
    Aveva uno sguardo veramente triste, ma non riuscii a farmi cambiare idea. Ci tenevo alle penne.
    Tornai a casa vittorioso.

    Il giorno seguente mi sentii un po’ in colpa per aver trattato male Mizuko, anche le bestie hanno i loro sentimenti, no?
    Non si era fatta vedere in classe: che fosse andata da sola verso il mare?
    Che poi come poteva effettivamente arrivare al mare? Era distante chilometri.
    Anche Angie era assente, ancora da quel giorno. Iniziai a preoccuparmi un po’ e ormai Lexie si era abituata all’idea che io andassi da lei per chiederle informazioni sulla fuggiasca. Continuava a ripetermi che era a casa senza la minima voglia di uscire di lì. Non riuscii mai a crederle fino in fondo.
    Quel giorno non avevamo le lezioni pomeridiane. Oh come adoravo il sabato. Iniziava a fare freddino anche se erano i primi di ottobre e l’autunno era comparso da poco.
    Le foglie gialle che cominciavano a cadere nell’ampio giardino scolastico.. Le bici accatastate l’una sull’altra ricoperti da queste curiose sagome arancioni e rossicce.. Sembrava correre troppo in fretta quella stagione. Molti degli alberi erano già spogli.
    «E’ bello vero? »
    Una voce mi sorprese alle mie spalle.
    «Ah. Scusa se ti ho spaventato! Io sono Annabel Cooper. » continuò lei «Anche se non ci siamo mai parlati siamo in classe assieme. »
    Lo sapevo fin troppo bene. Chiunque avrebbe notato almeno una volta una figura così piccola e minuta con dei favolosi boccoli, pareva avesse una parrucca.
    Era famosa a scuola, la sua famiglia era decisamente ricca.
    Ma cosa voleva esattamente da me? Aveva forse una cotta per me?
    No, non era qui per me. Lo capii.
    «Ecco io.. Vorrei parlarti. » mi disse.
    Mi fece salire in macchina. Era una delle cose più fighe che avessi mai visto. Un’autista personale, il distributore di bibite all’interno dell’auto, gli interni rivestiti in pelle leopardata: era una viziata.
    Rimasi di stucco quando mi resi che mi avrebbe portato in un comunissimo Mc Donald.
    Ordinammo cibo e bevande. Era proprio uno spettacolo assurdo vedere quella raffinatissima ragazza prendere fra le mani il suo Cheeseburger e infilarne rapidamente un boccone in bocca.
    Quando finì di deglutire iniziò il discorso che da minuti attendevo di ascoltare «Sono qui per parlare di Mizuko. »
    Ecco lo sapevo. Tutta la mia vita scolastica era legata completamente a quella ragazza. Dal litigio con Patty e Angie, a questo; dal vociferare delle altre ragazze, alla mia popolarità.
    Anche Annabel era qui per dirmi strage su di lei? Ero pronto ad andarmene.
    «Vorrei che mi ascoltassi» continuò lei «Io conoscevo Mizuko. »
    I pochi neuroni che avevo in testa non mi bastavano per dare risposte alle mille domande che mi balzarono in mente in quell’istante.
    «Vedi.. » riprese lei «I miei genitori due anni fa mi portarono in Giappone. Fu allora che conobbi lei.»
    Una sorpresa , una vera sorpresa. Ma.. cosa voleva da me? La conosceva no? Poteva parlarci da sola.
    «Il fatto è che.. da quando Mizuko si è trasferita qui ha come smesso di essere la Mizuko che conoscevo. Beh, di certo era strana pure allora. »
    Si schiarì la voce e si preparò a raccontarmi tutto per filo e per segno. Non potei nascondere di essere pienamente interessato alla questione. Le gambe mi tremavano.
    «Portava i capelli più corti. Erano neri però quegli occhi.. era impossibile non riconoscerla con quegli occhi. Nonostante abbia cambiato nome è sicuramente lei!»
    «Era tua amica?» chiesi.
    «Si, io e lei ci frequentavamo. Non ci misi molto a notare che c’era qualcosa di anormale in lei. Ci vollero mesi prima che tirasse fuori il demonio che era in lei.»
    Anche lei lo vedeva: quell’inquietante persona, quell’animale.
    La lasciai proseguire «Non voglio che si ripeta. » disse seria.
    Mi guardò negli occhi quasi come se i suoi mi implorassero un sincero aiuto.
    «Cosa? » chiesi in modo chiaro.
    «Lei le uccise tutte. Tutte le nostre compagne di classe lei le uccise tutte.»
    Rimasi pietrificato. Se qualcuno mi dicesse che una ragazza del liceo avesse ucciso una ventina di ragazze sicuramente non ci avrei creduto, ma si trattava di lei. La ragazza inquietante che abitava a meno di cinquecento chilometri da casa mia. La ragazza inquietante che prendeva il bus alle cinque e ventuno. La ragazza inquietante che voleva vedere il mare. La ragazza inquietante che in realtà non era altro che una ragazza tormentata dai traumi che la vita le regalava.
    «Nessuno provò mai che fosse stata lei. La piccola classe che contava venticinque alunni rimase solo con tre di questi: io, Mizuko e il ragazzo di cui lei si era innamorata. »
    Fu strano sentirlo. Mizuko innamorata? Anche gli animali possono amare? Penso proprio di si.
    Ma perché? Perché anche lei era salva? Perché non l’aveva uccisa?
    «Ti chiedi perché, eh? »
    Mi lesse nel pensiero. Assunse un’espressione famelica.
    In quel momento mi ricordò in modo inverosimile la faccia che Mizuko era solita fare durante le sue scenate folli. Non potei fare a meno di farmi venire i brividi.
    Si alzò in modo provocante sul tavolo spostandosi i boccoli da davanti il viso.
    Cheeseburger e patatine sembravano così insignificanti nonostante li trovassi squisiti. Il ghiaccio della cocacola si stava velocemente sciogliendo e in quel locale sembravamo esistere solo io e lei.
    «A pensarci bene.. Non c’è nessun motivo troppo razionale. Il mio e quello di Mizuko era semplicemente un gioco. Quando il gioco è finito… Beh è stato allora che avrei dovuto decidere se morire o meno.»
    Si sedette nuovamente e tirò un sospiro di sollievo «Ah, è quasi un miracolo che io sia ancora viva. Ad ogni mia parola sbagliata mi avrebbe potuta uccidere. Che io le dessi soddisfazione o indifferenza erano entrambi buoni motivi per farmi fuori.»
    Continuai a non capire una parola. Continuare a frequentare la giapponese.. solo un pazzo poteva farlo.
    «Sappi però che, al contrario di quello che stai pensando, non potrai più scappare da lei.» si fermò e riprese «Ormai sei tu il suo nuovo giocattolo. Finché non ti “romperà” o non si stuferà di te non ti lascerà andare. Nel peggiore dei casi morirai. Così com’è successo a Rio. »
    Rio? Non riuscii a pensare ad altro. Dalla bocca non mi usciva niente solo qualche parola balbettata.
    Strinsi forte la salvietta con cui mi ero appena pulito dal sale delle patatine e presi il coraggio a due mani.
    «Chi è Rio? »
    Lei sorrise in modo allegro «Rio è l’ex di Mizuko. Il ragazzo di cui ti parlavo prima. Era un gran fico! »
    Per qualche secondo potei già vedere il mio nome sulla tomba.
    «Ha partecipato anche lui al “gioco”. Per un periodo era riuscito a frenare gli istinti folli della ragazza. Le aveva dato una ragione di vita, felicità.. La sensazione di essere amata dagli altri. È qualcosa che Mizuko cerca da sempre eppure.. Si era stufata. Non è capace di trattenere le sue ossesse manie. »
    Mi prese la mano e la strinse forte.
    «Io sono dalla tua parte, ricordatelo. »
    «C-che significa..? » balbettai.
    «Lei ora vuole il tuo. » continuò «Il tuo sangue. »
     
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  11. hina`6918
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    ** ti amo Giù.
    Mizuko è una figa ù_ù
     
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    Posso dire che nel pezzo in cui Annabel dice «Lei le uccise tutte. Tutte le nostre compagne di classe lei le uccise tutte.» stavo crepando.. che cosa inquietante DDD:
    Ciemmecù, sei bravissima a scrivere, attendo con ansia la prossima parte ** Io questa storia la voglio sotto forma di anime, sarebbe di una figata *_*
     
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  13. (Giù;BAKA!
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    CITAZIONE (hina`6918 @ 19/7/2011, 23:00) 
    ** ti amo Giù.
    Mizuko è una figa ù_ù

    sì anche io ti voglio arrosto.

    CITAZIONE (CaliMaru~ @ 20/7/2011, 01:37) 
    Posso dire che nel pezzo in cui Annabel dice «Lei le uccise tutte. Tutte le nostre compagne di classe lei le uccise tutte.» stavo crepando.. che cosa inquietante DDD:
    Ciemmecù, sei bravissima a scrivere, attendo con ansia la prossima parte ** Io questa storia la voglio sotto forma di anime, sarebbe di una figata *_*

    Ci ho messo ore a decifrare quel "Ciemmecù" xD Mi hai fatta morire D:''
    Ciemmecù anche io me la immagino molto in stile anime... vedrò se riesco a disegnare i pg.
     
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  14. (Giù;BAKA!
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    Un pezzo "corto" rispetto al solito per darvi un po' di tregua
    Mi riaccompagnò su di una macchina diversa dalla precedente ma altrettanto bella fino a casa.
    «Mi raccomando fai attenzione » disse sorridendo prima di rialzare il finestrino e sfrecciare via scomparendo dietro l’angolo.
    Respiravo affannosamente salendo le scale che mi avrebbero portato a casa.
    Strascicavo la mano lungo la parete mentre con l’altra mi stringevo il petto: perché il cuore batteva così veloce?
    Un sospiro di sollievo si levò quando finalmente entrai nell’appartamento chiudendo accuratamente il portone.
    «Sono a casa! » dissi, parlando fra me e me.
    Guardai la foto sulla credenza dove io non ero altro che un poppante in braccio ai miei genitori.
    Sentivo nella mia mente “Ben tornato!” proprio come se loro fossero lì.
    In realtà non me l’ero immaginato, lo sentii proprio.
    «Ben tornato! »
    Mizuko mi sorrise incrociando le gambe.
    Lei era lì, lì seduta sopra il mio tavolo nella mia cucina dentro il mio appartamento.
    Crollai a terra indietreggiando. Il mio petto stava scoppiando.
    Avrei potuto morire d‘infarto tanto ero terrorizzato.
    Si alzò, si chinò vicino a me e mi sussurrò «Ora hai capito? Giochiamo. »
    In quell’istante morii. Nah, scherzavo.
    «Uffa! Dove sei stato tutto il giorno! Ero così triste e sola. »
    «Come sei entrata qui? » riuscii a rispondere io.
    «Hehe! Hai una vicina davvero stupenda! Mi è bastato semplicemente dire che ero la tua ragazza e mi ha fatto entrare! »
    «Dio santo.. » mi misi il palmo in fronte «Dimenticavo quella volpe aveva le chiavi. E poi dopo come le spiego la storia della ragazza! »
    «Basterà dire che è vero. » sorrise lei.
    Mizuko avvicinò il viso e mi diede un fugace bacio a stampo. Più che bacio preferirei dire che le nostre labbra si scontrarono guidati da stupide emozioni come curiosità e rendere quel gioco più interessante.
    «Ecco visto. » disse «Ora non potrai negare nulla. »

    Scusa Mizuko. Mi dispiace molto ma se non l’avessi fatto in quel momento non mi sarei sentito uomo.
    Mi sentivo troppo sfigato ad essere monopolizzato da quella donna così decisi di prendere in mano la situazione. Le presi le spalle e la spinsi leggermente verso il pavimento. Ora lei era sotto di me, con quegli occhi innocenti e le ciocche di capelli distesi sulle fredde piastrelle.
    Le accarezzai le labbra con le dita e iniziai a parlare con un tono alquanto fastidio e arrogante.
    «Ehi Ehi, donna. Credi sia veramente così facile condurre il tuo prezioso “gioco” senza che io ci metti il mio zampino? Speri forse che io rimanga a guardare? »
    Pareva così indifesa, non avrei avuto un’ altra occasione migliore.
    «No. Non mi fregherai così facilmente. Te l’ho promesso, condividerò con tue tutte le tue sofferenze ma tu … Sarai pronta a soddisfare anche le mie di richieste? »
    Fosse per il mio istinto animale avrei potuto anche violentarla prendendomi tutto ciò che aveva, ma non ero di certo come lei. Avevo dei limiti umani.
    Mi alzai facendo finta di niente sistemandomi la giacca e riponendo sul tavolo la matita che nel frattempo era scivolata e senza guardarla in volto le dissi «E’ tardi. Vai a casa. »
    Senza pensarci due volta la ragazza uscì sbattendo la porta con forza.
    L’avevo completamente traumatizzata. Risi. Stavo forse diventando come lei?
    Diedi un calcio alla gamba del tavolo e andai a dormire.
     
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    Quanta suspence, non vedo l'ora di leggere la prossima parte *w* Giù, stai diventando il mio idolo ♥ Bello il mio "ciemmecù", vero? LOL
     
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